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La Calligrafia Fotografica

da

Stile di Vista e Calligrafia Fotografica.
Un percorso da sperimentare.

Maggio 2023

Sono sempre stato attratto da una fotografia che mostrasse il rapporto tra gli oggetti e gli esserei umani a cui appartengono.

Ho iniziato a ragionare sul concetto di Calligrafia Fotografica nel lontano 2003.
Inizialmente la cosa era abbastanza istintiva e confusa. Sentivo che c’era un filo conduttore nelle immagini che mi interessava realizzare ma, prima di riuscire a dare un senso logico a quanto stavo facendo, sono passati altri due anni. Ma andiamo per ordine.

La scintilla iniziale ci fu un giorno di maggio. Andavo a scuola di mia figlia per i tradizionali incontri con i professori.
Fuori dalla scuola, come in tutte le scuole, tanti motorini tutti in fila, ricordo che passai davanti a tre di questi, uguali per marca e colore, nessun graffio o ammaccatura particolare, stessi accessori, eppure, tra i tre, riconobbi subito quello di mia figlia.
Sul momento la cosa rimase senza approfindimento ma, uscendo dopo i colloqui, mi fermai per cercare differenze che fossero la causa dell’identificazione: non ne trovavo, erano proprio uguali.
Mentre ero lì a guardarli la mia mente fece un salto indietro di tanti anni: frequentavo le elementari, la via dove abitavo, percorribile a senso unico, era composta da una salita, poi un tratto in pianura, dove era anche la mia casa, poi ancora una salita, circa 400 metri in tutto con una ventina di case.
In quella via c’erano due persone che avevano comprato da poco una Opel Kadet azzurra, uno era mio padre e, quando il muso dell’auto usciva dall’orizzonte della prima salita, prima di vedere chi fosse alla guida, io riconoscevo subito la sua.

Da questo ricordo scaturono una serie domande: Gli oggetti ci parlano di chi li posside? Trasferiamo in essi parte della nostra personalità? E’ questo che mi ha permesso di riconoscere il motorino di mia figlia tra altri due identici?

Sono riflessioni talmente personali e soggettive che è difficile dare risposte oggettive, io però sono un fotografo ed il primo passo fu cercare di capire come fosse possibile fotografare queste sensazioni.

La prima ricerca, anche se era ancora improprio chiamarla tale, fu con i panni stessi, li fotografavo cercando di capire la storia di chi li aveva smessi al sole.
Leggevo racconti nel modo in cui erano stati messi ad asciugare: quelli più piccoli, dei figli, sul primo filo e sul secondo, quello esterno, gli abiti dei genitori: ci vedevo protezione. Leggevo difficoltà di coppia quando quelli di lui e di lei erano stesi molto distanti, soprattutto se si trattava di biancheria e poi le mollette, o tutte in legno o tutte in plastica, il colore di quelle di plastica… Insomma, veri e propri racconti per immagini, mediati dalla mia fantasia (o follia).

La “ricerca” però procedeva per tentativi, senza un filo conduttore chiaro, fino a quando, facendo spesa in un supermercato, mi capitò tra le mani un peperone che sembrava una ballerina.
Tutto divenne chiaro: gli oggetti ci parlano realtà o follia che sia, voglio fotografare questo dialogo.

Mi scuso per questo lungo preambolo ma penso possa aiutare ad inquadrare meglio il concetto che è alla base della Calligrafia Fotografica: lo Stile di Vista, da non confondere ovviamente con il punto di vista.
Si perchè è lo Stile di Vista ad identificare il nostro modo di vedere il mondo, rappresenta il modo in cui lo percepiamo, diverso da quello di tutti gli altri, la Calligrafia Fotografica è solo il modo in cui lo rappresentiamo.

Nella scrittura, iniziamo con le singole vocali e consonanti, poi le parole, poi le frasi, poi i dettati, tutto in quella famosa “bella copia” delle scuole elementari.
Solo dopo aver acquisito una scrittura fluente emerge la nostra calligrafia, riconosciuta come segno inconfondibile della nostra personalità ed è in quel momento che, non dovendo più concentrarci sulla forma del testo e sugli errori, possiamo dedicarci al contenuto: i dettati diventano temi nei quali iniziano ad emergere i nostri pensieri in forma scritta. Cambia il contenuto: nei dettati era di altri, nei temi è il nostro.

Il parallelismo con la fotografia è fin troppo evidente: dopo la fase dedicata ad imparare le regole tecniche (imparare a scrivere), iniziamo a concentrarci sui contenuti della foto.
Dato che questi, e lo stile in cui li “scriviamo”, scaturiscono dal nostro pensiero, possiamo affermare che ci appartengono, sono frutto del nostro modo di essere. Neil Leifer diceva che la fotografia non mostra la realtà ma l’idea che se ne ha.

L’idea che abbiamo della realtà è frutto della nostra educazione, dei nostri studi, delle esperienze, degli amici che abbiamo: la nostra idea della realtà è solo nostra, la osserviamo in un modo che solo noi possiamo osservare.
Lo stile di un testo scritto diventa Stile di Vista, la calligrafia con cui lo scriviamo diventa Calligrafia Fotografica.

Ultimamente leggo spesso il termine Calligrafia Fotografica sui commenti alle foto o nelle motivazioni dei giurati ai concorsi di fotografia, ogni volta lo leggo associato ad una singola foto. Parlare di Calligrafia Fotografica su una singola foto è come fare una perizia calligrafica su una singola vocale o consonante, non ha alcun senso.

Riuscire ad individuare il proprio Stile di Vista e la coseguente Calligrafia Fotografica non è difficile, serve solo metodo e il giusto approccio.
La prima cosa da fare è smettere di pensare alla fotografia in chiave di fotocamere, tempi, diaframmi, regola dei terzi, ecc. quello è l’abecedario, una parte talmente piccola che troppo spesso consideriamo come “il tutto fotografico”. In fondo, per scrivere una poesia, non sto a preoccuparmi della penna che utilizzo o di scriverla in “bella copia”.
Poi ci sono una serie di esercizi che possiamo provare a fare, anche se descriverli qui, senza un necessario confronto, sarebbe improprio e forse anche fuorviante.
Tuttavia, quanto riportato nell’articolo “fotografare per aggettivi“, è già un primo passo in questo percorso, ci  metterà davanti ad una fotografia diversa da come viene spesso considerata.

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La foto del titolo è tratta dalla collezione Purgatory, quelle sopra dalla collezione Color on the Rock

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